Mariposa

Maravilla de la naturaleza.

Un bote en el Rio

Desafio al agua.

Un bejuco en la foresta

Creación natural.

Puente en el Rio Nieva

Entre dos riberas.

Puente en Milán

Arquitectura moderna.

miércoles, 20 de noviembre de 2013

Presentato il consiglio direttivo di Città Mondo, la casa di tutti...

Sono quindici, provengono da diversi paesi di tutto il pianeta e ora fanno parte del consiglio direttivo di Città Mondo, associazione di 2° livello, nata dal Forum Città Mondo e promossa dal Comune di Milano.

L'associazione si è costituita il 25 settembre, con l’adesione di 80 associazioni di migranti, nella consapevolezza di quanto sia importante la collaborazione delle varie comunità perché messe insieme, danno un contributo notevole alla società, all’interazione e all’integrazione in Italia. 

Michel Koffi Fadonougbo, presidente dell’associazione, è certo che Città Mondo “diventerà una casa comune, un punto di riferimento unico per le nostre comunità e associazioni migranti a Milano. Abbiamo aperto una pagina nuova nella storia di questa città, una prova di grande senso civico e di responsabilità verso noi stessi, verso le generazioni future di migranti e verso l'amministrazione comunale”. 

Non a caso il Forum è composto da 23 associazioni dell’Africa, 22 delle Americhe, 10 dell’Asia e dell’Oceania, 25 dell’Europa ed altre 20 associazioni (in fase di iscrizione), che insieme svilupperanno progetti e iniziative mirati alla conoscenza reciprocra come valore su cui fondare l’Italia multiculturale.

Nell’incontro l’assessore comunale Filippo Del Corno ha presentato il progetto “Pane e Musiche”. Altri progetti in cantiere sono: “Scritti dalla Città Mondo”, in programma dal 22-al 24 novembre, il progetto bando FEI “Urban Cooking & Gardening”; “Sport Movies & Tv 2013 – 31° Milano International FICTS Fest”; “Cittadini di Milano, Cittadini del Mondo”, della casa Editrice Vallardi. Insomma, tante belle iniziative che coinvolgono tutta la città: la “città mondo”.

Alla chiusura dell’assemblea i partecipanti hanno potuto assistere a un toccante intervento musicale peruviano accompagnato da una degustazione di prodotti tipici, il tutto nel tema dell’Anno Nazionale della Quinoa.

Per seguire le iniziative di Città Mondo si può visitare il sito del Comune di Milano.

Il consiglio direttivo (nella foto) è composto da: Michel Koffi (Compagnia Africana org onlus e Coop. Sociale Interculturale Mille Soleils Onlus), Gjoka Dava (Cooperativa sociale Ajka – Essenza), Vasenka Leka (Centro della Cultura Albanese), Lucía Graciela Rojas (Proficua), Suping Huang (ass. Cinese a Milano), Daoud Ismail (Comunità Palestinese della Lombardia), Roger Richard Anaya Hidalgo (ass. culturale di Progettazione e coordinamento Ispano Americano), Al Mamun MD Abdullah (Comunità del Bangladesh Milano e Lombardia), Marian Ismail Mohamed (Donne in rete per lo Sviluppo e la Pace), Ainom Maricos (Cittadini dal Mondo), Ana Bel Mayo (I colori del mondo Adda), Consuelo Elizabeth Rodríguez Suarez (Equagruppo Eventi e Comunicazione), Eleuterio Ruis Perez (Centro Socio - Culturale Antonio Raimondi), Luca Tripeni Zanforlin (Arci Bellezza), Cela Astrit (Albania e Futuro).

Di Marina Davydova
Milano, 09-11-2013 (All-tv- News)

domingo, 17 de noviembre de 2013

Solidarietà con la Comunità Filippina



di Eleuterio Ruiz

Tutti siamo rimasti colpiti dal dramma che ha attraversato le filippine con il tifone Haiyan. il venerdì 8 ottobre. È un grave disastro che la natura a scatenato contro la popolazione ed ha devastato con la forza di 300km/ora, lasciandoci una immagine che richiama a nostra sensibilità umana a ripensare nostra debolezza di fronte alla forza della natura. Sappiamo però di quello che oggi vediamo e di quello che non e visibile a nostri occhi, la sofferenza del uomo, della donna, dei giovani e bambini rimasti senza nulla, ma hanno la vita vuota, piena di incertezza.

E’ opportuna la nostra Solidarietà a tutta la Comunità Filippina a Milano en nel mondo, che attraversa momenti difficile, di dolore e soferenza.

Sappiamo pero, che bisogna tempo per ricostruire le città e ritornare alla normalità. Ma adesso mancano le condizioni elementari, manca il cibo, vestiti, elettricità, l’acqua, i rifornimenti, mancano i materiali per ricostruire la casa,  la forza del vento a capovolto tutto. Sappiamo le conseguenze di tutte le cose mancante, che l’uomo diventa aggressivo, saccheggia, ruba, noi stessi in condizioni simile possiamo cedere ad umani cedimenti.

Cala la note ed arriva l’incerto mattino, per riprendere la ricerca dei famigliare, per frugare nelle case distrutte e trovare qualcosa da mangiare, il tifone a tolto anche la dignità dell’uomo.

Dobbiamo pregare Dio, per nostra salvezza di un disastro simile, e per la ricostruzione delle Filippine, per la sua infinità bontà di tenerci lontano delle disgrazie, ma soprattutto per farci ricordare che noi abbiamo qualcosa in più in nostra casa ed in nostri cuore, il valore supremo della solidarietà. E’ qui, che richiamiamo la tua umanità, in quello che tu credi. Che andrà oltre i confini, ad altri uomini e donne, a persone sconosciuti, gente che non vedrai mai, forse tuoi figli verranno, un mondo pian piano, che lascia di essere lontano.

Siamo sicuri. del tuo buon cuore, fedele allo stesso Dio. Ci sono tanti, nasceranno ancora.  Nessuno è libero di queste disgrazie. Ma di fronte a tanti morti, mille di sopravvissuti e avviliti, nostra generazione non può rimanere indifferente. Apriamo nostra casa e nostri cuori e vediamo di contribuire con la rinascita della popolazione delle isole colpite delle filippine.

Milano 15 ottobre 2013

IL SINDACO HA INCONTRATO OGGI IL DIRETTIVO DELL’ASSOCIAZIONE “CITTA’ MONDO”



 Presenti anche l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno e Seble Woldeghiorghis dell’assessorato Politiche Sociali

Milano, 13 novembre 2013 – Il Sindaco Giuliano Pisapia ha incontrato oggi, insieme all’assessore alla Cultura  Filippo  del  Corno,  il  direttivo dell’associazione “Città Mondo”, nata il 25 settembre 2013 a Palazzo Reale come nuovo soggetto giuridico operante in stretta connessione con il Forum Città Mondo.

Una struttura nuova, il cui percorso di formazione è stato   seguito   attivamente   dall’Assessorato    alla Cultura  sin  dalla  nascita  del  Forum  della  Città  Mondo  nel  2011, in  occasione  del  primo  IPM (International Partecipants Meeting) di Expo.

Il   Forum  resta  luogo  aperto e  privilegiato  di  dialogo  con l’Amministrazione e tra tutte le Associazioni, affermandosi come luogo di partecipazione attiva di oltre 500 associazioni, rappresentative delle numerose comunità internazionali presenti sul territorio milanese.

“Sono felice e orgoglioso del percorso che ha portato a riunire tanti soggetti che rappresentano la cittadinanza internazionale che vive e lavora a Milano in un’unica associazione, che è lo strumento giusto per poter partecipare con ancora maggiore efficacia nella vita nostra città – ha dichiarato il Sindaco Giuliano Pisapia –. Ringrazio gli assessori che si sono impegnati per realizzare un sogno che avevo ancora prima di diventare Sindaco, perché sono convinto che Milano parli al mondo, ma il mondo guarda attentamente Milano, e non solo per Expo, ma anche per la realizzazione di progetti come questi, che incarnano perfettamente l’idea di coesione sociale che abbiamo in mente e che vogliamo realizzare.  Mi auguro che questa esperienza sia anche un mezzo per realizzare nuovi gemellaggi con i Paesi stranieri che fanno parte dell’associazione ’Città Mondo’, non solo in vista di Expo, ma anche dopo, come occasioni di scambio culturale sempre vivo e fecondo”.
“Nel territorio milanese a partire dal 25 settembre scorso, a fianco del Forum della Città Mondo, ha preso forma un soggetto giuridico pronto a collaborare concretamente e attivamente con tutti gli Assessorati del Comune – ha dichiarato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno -. Una straordinaria opportunità di collaborazione nel percorso di costruzione di una Città sempre più proiettata verso una cittadinanza compiutamente plurale, intrapreso da questaAmministrazione”.

L’associazione Città Mondo è un’”associazione delle associazioni”, la prima nel suo genere in Italia, a cui aderiscono 80 associazioni quali soci fondatori (l’elenco sulla pagina web dedicata, all’indirizzo del  Forum Città Mondo), rappresentanti tutti i continenti del pianeta: Africa (23), Americhe (22), Asia/Oceania (10) ed Europa (25).  Altre 20 associazioni hanno già presentato richiesta e si sta vagliando la documentazione.
L’Associazione nella sua assemblea costitutiva ha eletto un direttivo di 15 persone, in modo equilibrato per genere e per aree geografiche – provengono da Perù, Cile, Cina. Senegal, Filippine, Eritrea, Bangladesh, Albania, Somalia – e un presidente, Michel Koffi, che oggi ha commentato: “Questo è un giorno molto felice per le comunità straniere di Milano, una giornata indimenticabile per noi. Ringrazio il Comune che ci ha dato forza e coraggio, che ci ha detto che era possibile.
 Ora vogliamo continuare insieme”.
di Elena Conenna
galleria fotografica :    
Forum Città Mondo

lunes, 4 de noviembre de 2013

L'Associazione "Città Mondo"



di Eleuterio Ruiz

Un modello associativo interculturale a Milano

La costituzione dell’associazione “Città Mondo” ha di fronte la sfida di costruire una nuova cittadinanza attiva in una città multiculturale come Milano, dove convivono diverse comunità di migranti, diverse per cultura, per nazionalità, per religione.
La sfida è quella di coinvolgere le differenti realtà di associazionismo con le istituzioni pubbliche e private.

Si è appurato che oggigiorno si ha la necessità di:

  • Approfondire la conoscenza delle nostre risorse associative, del lavoro svolto  e del coinvolgimento della città. 
  •  Avere a disposizione le abilità specializzate dei suoi membri nei diversi settori, dalla comunicazione, alla formazione e progettazione, in modo da poter realizzare delle attività, così come si è dichiarato nel nostro statuto costitutivo. 
  •  Definire future strategie di comunicazione e partecipazione interculturale soprattutto contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione; 
  •  Di creare un momento di confronto in cui idee, opinioni, riflessioni, possano produrre proposte utili e necessarie per la città, soprattutto attorno ai temi che ci competono a livello associativo.

“Città Mondo” è un ampio spazio associativo e la sua peculiarità è quella di seguire un modello interculturale, i cui membri provengono dai cinque continenti quali l’Africa, l’America, l’Asia, l’Europa e l’Oceania: un importante spazio d’incontro e confronto.

Questo grande potenziale interculturale ha bisogno di capire ed essere consapevole di quale sia il suo punto solido e, conoscendo le proprie fondamenta, sapremo quanto sia forte la nostra struttura.  Quindi, prima di continuare a costruire, credo sia opportuno chiarire alcuni concetti: cosa significano “Cultura”, “Interculturalità” e “Multiculturalità”.

Cultura:  dalla definizione antropologica è l’espressione individuale legata a uno spazio geografico d’origine che si manifesta attraverso una differenziazione fisiologica, di idioma, di attitudini gestuali, di miti e credenze religiose, nell’abbigliamento quotidiano, nella preparazione e degustazione dei propri piatti, ecc. Sono, dunque, elementi unici della propria comunità di appartenenza e l’impronta digitale di un gruppo umano, perciò nessuna cultura è superiore o inferiore.

L’Interculturalità: si riferisce alle relazioni sociali tra individui appartenenti a diverse culture in uno spazio determinato, in altre parole significa interrelazione e interscambio tra persone di culture diverse.
Credo che la diversità culturale si riconosca quando si è consapevoli della propria cultura e della propria persona e questo ci permette di eliminare pregiudizi e di demolire gli stereotipi. ed è qui che si inizia ad avviare un dialogo interculturale.

Multiculturalità: descrive la coesistenza di gruppi di persone appartenenti a una specifica comunità con differenze sociale, culturali, economiche ed etniche in uno  stesso spazio o territorio.
Nella nostra città si può parlare di interculturalità: è presente nelle diverse aziende di produzione e servizi, il che può essere calcolato come valore aggiunto economico ed di consumo. Inoltre, ci sono persone straniere che hanno creato le proprie imprese vincolate al paese d’origine. 
La diversità culturale, oggi, costituisce una risorsa economica importante per la nostra Milano, per l’Italia e per il proprio paese di provenienza.

Siamo convinti che il lavoro associativo costituisca uno stimolo alla partecipazione cittadina e che possa costituire una risorsa importante del tessuto sociale e culturale di Milano. Nel nostro particolare caso ci darà la possibilità di consolidare le varie relazioni interassociative con le associazioni della città, della Lombardia e, perché no, in un futuro, di associazioni d’Oltralpe.

Milano 25 ottobre 2013

lunes, 28 de octubre de 2013

Señor de los Milagros a Milano


Por:  Eleuterio Ruiz
El día de ayer 27 de octubre 2013,  la puerta de la catedral del Duomo de Milán (la obra más importante de la arquitectura gotica en Italia, dedicada a Maria Naciente),  se abrio  recibiendo  a  miles de peruanos y latinoamericanos para participar de la santa misa, gente con una profunda tradición religiosa de fé en el Señor de los Milagros, es la imagen más representativa del catolicismo de los peruanos en el extranjero, más no la unica, existen otras imagenes presentes en la mente y corazón del peruano inmigrante, que representa su fé desde el punto de vista regional de su procedencia; y asi observamos la Virgen de Chapi de Arequipa, la Virgen de Cocharcas, San Roque y Señor Huanca de Huancayo, Santa Rosa de Lima, etc.
La devoción al Señor de los milagros es una conducta aprendida en Perù, que tiene su origen de la imagen de cristo pintada por un esclavo de orígen angoleña llamado Pedro Dalcón en el año 1651 en la zona de Pachacamilla. “El 13 de noviembre de 1655 a las 14:45 horas, tuvo lugar un terrible terremoto que estremeció Lima y Callao, derrumbándose templos, mansiones y las viviendas más frágiles, ocasionando miles de víctimas mortales y damnificados. El temblor afectó también la zona de Pachacamilla y las viviendas igualmente se derrumbaron. Todas las paredes del local de la cofradía se derrumbaron, produciéndose entonces el milagro: el débil muro de adobe en donde se erguía la imagen de Cristo quedó intacto, sin ningún tipo de resquebrajamiento”(1)
Hoy revive en toda su manifestación cultural, desde su práctica en las ceremonias reliosas en la iglesia, a la tradición  del color morado y los gustos culinarios como el turrón de doña pepa, la mazamorra morada, etc. Estas experiencias vividas acompañan al peruano en todo su proceso migratorio, determinando la busqueda de dar continuidad a sus practicas de fé, y si no lo encuentra,  lo crea y asi tenemos Señores de los Milagros en todas las grandes ciudades  del mundo, donde se encuentran inmigrantes peruanos.
En Milán, es una tradición cultural religiosa del Señor de los Milagros que se celebra con una grande participación masiva el último domingo del mes de octubre (llamado en Perù el mes morado) de todos los años, con algunas diferencias de organización de la misa y procesión. Este año se ha realizado la misa en la catedral del Duomo de Milán, y la procesión, de la plaza del Duomo a la Iglesia de Santo Stefano.
El simbolismo religioso se manifiesta original como en Perù,  la imagen, la procesión, el color morado de la vestimenta de los cargadores, el inciencio, las saumadoras vestidas de morado y cubiertas con un velo blanco el cabello,  todo esto, no es más que la demostración del acto de fé, que sirve como expresión para mantener y reafirmar la comunidad cristiana más unida.
Es un acto de fé que se mantiene a pesar de vivir en un contexto social diferente,  que gobierna la vida de los más creyentes, sobre todo para soportar los momentos más difíciles de la existencia, hoy más que nunca, se elevan plegarias pidiendo ayuda para superar las dificultades economicas que se vive en Italia.
El Señor de los Milagros es la imagen de cristo crucificado y moribundo, imagen que ayudo a los indigenas en la conquista aceptar el sufrimiento y triste realidad, imagen que acepto pacivamente la cruz de sus verdugos, de esta manera los inmigrantes aceptan con resignación  e impotencia su condición de vida dificil en otros lugares del mundo.
(1)   Vikipedia.org

martes, 8 de octubre de 2013

Memoria passata del personaggio

Avverto l’urgenza di un cambiamento nel teatro e, più specificamente, nel campo della regia teatrale ed è per questo che spero che questo saggio possa essere di aiuto alle generazioni dei nuovi giovani registi. Saranno solo loro a poter cambiare il teatro di domani, visto che quello contemporaneo sembra quasi immobile, privo di una qualsiasi evoluzione nei metodi di lavoro, forse perché ormai adagiatosi sui risultati del primo metodo Stanislavskij, così diffusamente sperimentato. Eppure quello stesso sistema era stato rinnegato da Stanislavskij stesso e con il suo uso della reviviscenza, della memoria affettiva e dell’immaginazione ha danneggiato intere generazioni di attori. Sono pochi i professionisti del mestiere che si fermano a riflettere sulla situazione attuale, pochi sembrano desiderare un metodo nuovo e ciò, immagino, per paura dell’innovazione e, non ultimo, per mancanza di tempo. Sotto molti punti di vista è certamente più comodo servirsi di un metodo già esistente, quel sistema Stanislavskij vecchio di cent’anni, appunto. Grazie a questo immobilismo chiunque ormai sembra potersi cimentare in teatro, tutti sembrano voler recitare sul palcoscenico o davanti alla telecamera. Purtroppo questo ha portato ad avere sale ormai invase spesso solo dalla noia e spettacoli in cartellone molte volte al di sotto della mediocrità. Noi teatranti siamo considerati i «barboni» della cultura, perché siamo in tanti e generalmente senza denaro. Alla stessa forza con cui portiamo avanti faticosamente la nostra passione, dovremmo attingere per trovare il coraggio di dire «basta» a questo stato delle cose. Oggi il teatro manca di vere guide e di veri Maestri ed è per questa ragione che considero mio dovere far conoscere un metodo innovativo per il teatro e, in primis, per i registi. Il metodo, che ho definito «memoria passata del personaggio», è frutto di vent’anni di ricerca e di sperimentazione pratica fatte qui in Italia, poi testate e consolidate anche all’estero. Il metodo può diventare un punto di partenza per i registi che lavorano con gli attori alla costruzione dei personaggi. Il mestiere di regista è relativamente nuovo, ha appena poco più di settant’anni. La regia teatrale, infatti, nasce in Italia negli anni Trenta e rimane a lungo un settore poco esplorato. Per questa ragione i libri sull’argomento sono pochi e le scuole inesistenti. Non esiste in nessuna parte nel mondo una scuola unicamente dedicata alla regia. Tutta la formazione teatrale è destinata all’attore e al suo mestiere, vecchio quanto il teatro greco antico (più di duemila anni). Partendo da questa riflessione vent’anni fa ho iniziato a concentrare la mia attenzione sulla regia e sui registi. Mi sono lasciata guidare da una forza creativa che mi diceva cosa scrivere, come lavorare con gli attori e come collaborare con altri registi. Ricordo che vent’anni fa, quando parlavo di riforma, d’innovazione, la gente di teatro mi guardava con un sorriso di sufficienza. Eppure mai nessuno è ancora riuscito a fermarmi.
Introduzione al metodo


Non si assomigliano per niente le emozioni reali con quelle rese sul palco con l’aiuto della reviviscenza, proprio perché sono soltanto l’imitazione di emozioni vissute nel passato. Il metodo dell’immaginazione e della reviviscenza consiste, infatti, nel ricordarsi un’emozione vissuta in prima persona nel passato e nel riuscire poi a riviverla nel presente e sulla scena. Questo modo di fare teatro può essere molto dannoso per la psiche degli attori e, a lungo andare, la stessa emozione riportata al personaggio non può rigenerarsi a lungo e, dunque, si trasforma in una forma di meccanicità. Darò un esempio concreto, frutto della mia esperienza diretta come interprete del personaggio di Medea: per una scena di pianto di questo personaggio così forte utilizzavo il ricordo della morte di mio padre per provocarmi le lacrime. La scena mi riuscì molto bene per alcune serate ma in seguito non ero più in grado di piangere in quella precisa scena. Nel 2008, in occasione di un incontro di presentazione con una famosa attrice, le chiesi a cosa avesse pensato per interpretare una scena di pianto nel film La vita è bella di Roberto Benigni. Mi rispose di aver rievocato la morte di sua madre. L’attore-personaggio, dunque, che deve commuoversi in corrispondenza di una certa battuta, lo potrà fare per un po’ di giorni, utilizzando la reviviscenza, ma dopo un mese di spettacolo non riuscirà più a far uscire nemmeno una lacrima e tutto si trasformerà in forzatura e poi in meccanicità.
Stanislavskij stesso lo aveva capito, grazie alla sua esperienza personale sulle scene, ma purtroppo, troppo tardi, quando ormai il suo famoso metodo era già consolidato in Russia e negli Stati Uniti. Dico di più, quando Stanislavskij sperimentò sulla propria pelle i danni che reviviscenza e immaginazione potevano causare (ebbe cinque infarti!), decise di ritirarsi dalle scene e di non recitare mai più. La scoperta lo spinse anche a cercare un’alternativa e a concentrarsi poi sulle «azioni fisiche». Il metodo di Stanislavskij trova, al contrario, perfetto utilizzo nel cinema, anzi, è proprio grazie a questo modello recitativo sulla memoria affettiva, che il cinema si è evoluto e ha conosciuto la sua grande fortuna a partire dagli anni ’50. Davanti alla cinepresa, infatti, l’attore può usare, per i quindici o trenta minuti necessari a girare la scena, la reviviscenza evocando e richiamando un sentimento o uno stato d’animo. Egli può piangere, può urlare, può fare una scena di pazzia, può ridere a crepapelle poi, non appena la macchina da presa ha immortalato il momento, ha subito il tempo e il modo di riprendersi dallo sforzo fatto. In teatro ciò è impossibile perché l’attore rimane in scena, davanti al pubblico, per due o tre ore di seguito, e mancano i tempi necessari al recupero dopo le scene più forti.
Un metodo innovativo e rivoluzionario per il teatro contemporaneo

Il mio lavoro di regista è stato sempre focalizzato sull’attore: ho sempre pensato a come poter aiutare e rinforzare l’attore nel lungo processo di studio, lavoro e ricerca necessario alla costruzione del personaggio che gli è stato assegnato. In particolar modo ero interessata a come evitare che l’attore fosse costretto a identificarsi con la vita del suo personaggio e a mischiare il suo privato con quello portato in scena. Sono più di diciassette anni che mi dedico alla ricerca-pratica di nuovi modi di lavoro che aiutino gli attori. Dopo che il metodo è stato provato e messo già in pratica, ho capito che la costruzione della memoria passata del personaggio avrebbe potuto aiutare più i registi che gli attori, in quanto questi ultimi lavorano sempre sotto la guida di un regista. Con questo nuovo procedimento di lavoro viene eliminata la necessità di ricorrere alla reviviscenza e parzialmente all’immaginazione, i due elementi fondamentali, alla base del «sistema Stanislavskij». Il mio metodo fa, invece, una chiara scissione, distingue nettamente tra la vita personale dell’attore e quella del personaggio. Con questa metodologia la vita privata dell’attore non viene mai toccata, né messa in discussione, né evocata o raccontata. All’attore non è mai richiesto di rispondere del suo privato, non gli viene mai imposto di mettersi nei panni del personaggio, né di doversi ricordare un momento della sua esistenza che somigli a una scena dello spettacolo. Con il metodo che propongo, la sfera personale dell’attore viene lasciata fuori dalla hall del teatro e l’attore se la riprende all’uscita dalle prove, quando torna a casa sua, dalla sua vera famiglia. Questo per proteggere l’attore e la sua vita intima, proprio perché sua. Tutto quello che si crea, si costruisce, ai fini dello spettacolo succede esclusivamente all’interno del teatro e nella sala prove.

L'esperienza umana e professionale in Italia
Sono arrivata in Italia l’1 dicembre del 1992, tre anni dopo la caduta del regime comunista nel mio paese, la Romania. Prima del 1989 mi era stato impossibile viaggiare fuori dai confini romeni: si viveva ancora come in una gabbia e all’estero non si poteva andare facilmente. In Italia arrivai per cercare Jerzy Grotowski che in quel periodo si trovava a Pontedera, in Toscana. Nel suo workcenter però non accettavano giovani trentenni come me (troppo vecchi!) e allora bussai alle porte dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma. E fu lì che mi aprirono una porticina. Da allora in poi la mia vita in Italia è sempre stata incentrata sul teatro: i miei maestri sono stati italiani, in Italia ho fatto ricerca, mi sono inventata un posto di lavoro a Milano, ecc. Il mio primo impatto con questo paese fu davvero bello: lo sognavo da tempo, come molti altri d’altronde, dato che l’Italia è il miraggio di tutti gli artisti dell’Est Europa. Appena arrivata a Roma ed entrata come libera studentessa straniera alla Silvio D’Amico, ho dovuto affrontare la faticosa realtà quotidiana degli extracomunitari e poi quella degli artisti, degli studenti, e poi ancora quella dei teatranti. Non mi dilungherò in questa sede su quel periodo della mia esperienza italiana ma, credetemi, è stata molto dura e ancora adesso, dopo tutti questi anni, mi ritrovo a meravigliarmi di me stessa: ma come ho fatto? Quale miracolo mi ha mantenuto così ottimista e positiva nell’andare sempre avanti sulla mia Via? Come ho potuto in tutti questi anni vivere solamente di teatro? Beh…la mia risposta a queste domande è che i miracoli nascono nel mistero e lì rimangono destinati a rimanere, avvolti nel mistero. La certezza, che ritengo mi abbia fatto superare tutto, è stata la fiducia in me stessa e nelle mie potenzialità nel lavoro teatrale; poi è stata la gente che ho incontrato in teatro a darmi ulteriore speranza, e non ultimi gli amici, tesori che ho rinsaldato in Italia.
Fin dall’inizio il mio unico progetto di vita era il teatro, non ho mai pensato ad altro, ragion per cui ho avuto non pochi dispiaceri nella vita privata. In Questura, a Roma come a Milano, venivo sempre incoraggiata a sposare un italiano, così sarebbero cessati tutti i miei problemi di documenti e permesso di soggiorno; io rispondevo immancabilmente con un sorriso, dicendo che ero già sposata al teatro. Le questure sono un argomento triste della mia esperienza italiana, perché è difficile scordare anni passati in fila a piangere, umiliata e impotente. A furia di sentirmi ripetere che mi dovevo sposare un italiano, così mi sarei sistemata, non mi sono mai sposata: la mia è stata una scelta di vita onesta, tra teatro e famiglia. Non avrei mai potuto fare le cose a metà e tutta la mia energia, a quell’epoca, era concentrata nel mio lavoro di regista e nella ricerca. Mi sono sradicata dal mio paese volontariamente e ho messo nuove radici in Italia. Amo questo paese, pur non avendo mai dimenticato le mie origini romene che amo profondamente. E sono proprio queste radici che, intrecciandosi armoniosamente con quelle italiane, hanno dato forma a una grande radice madre che mi sta rivelando la donna che sono oggi.


Maria Stefanache
(n. 2, febbraio 2013, anno III)
Nota bio-bibliografica
Nata nel 1962 a Iasi, Romania. Diplomata in regia teatrale. Vive e lavora in Italia dal 1992. Ha studiato regia con Andrea Camilleri all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma, dal 1992-94. Al Piccolo Teatro di Milano è stata assistente di regia alle ultime opere teatrali messe in scena da Giorgio Strehler, dal 1995 al 1997. Fonda e gestisce a Milano, dal 1995 al 2003, la Scuola Europea di Teatro e Regia. Nel gennaio 2000 è selezionata dall’Unione dei Teatri d’Europa, tra i giovani registi europei per il «corso pratico di aggiornamento sulla regia» con il regista Lev Dodin al Maly Drama Teatr di San Pietroburgo. Nel luglio 2000 è selezionata alla Biennale di Teatro di Venezia per l’Atelier di regia condotto da Eimuntas Nekrosius, regista lituano. Dal 1993 fino ad oggi mette in scena spettacoli su testi di: Shakespeare, Cechov, Esopo, Euripide, Sofocle, Aristofane, Molière, Seneca e Goldoni. A ottobre 2003 fa nascere a Milano il Centro Produzioni Teatrali e Documentari Video. Dal 2004 inizia il progetto di diffusione in Europa del suo nuovo metodo teatrale: «Memoria passata del personaggio», che aiuta i registi nel lavoro con gli attori nella costruzione del personaggio in scena. Attualmente il metodo è utilizzato in Teatro, nel Mondo Aziendale e Universitario. A novembre 2011 è uscito il libro: Memoria passata del personaggio, un metodo innovativo per il Teatro, Aziende e Università, Edizioni Uroboros, Milano 2011.
A completare il libro del metodo, è uscito anche il libro La Parola alla regia, Edizioni Uroboros, Milano 2011, dove si racconta il percorso evolutivo, lavorativo e creativo della regista fino ad arrivare al suo metodo.
Dal 2006 tiene dei corsi per managers nelle aziende milanesi e multinazionale all’estero, tra le quali: BEA Spa (Milano), ING (filiale romena), Global Maersk (Costanza, Romania), Raiffeisen Bank , Sortilemn Spa (Austria).
Dal 2011 all’Università Carlo Cattaneo di Varese (LIUC) tiene corsi di «Gestire la comunicazione», per studenti delle facoltà di Economia aziendale Ingegneria gestionale e Giurisprudenza. Nel suo studio-spazio di Milano opera come Coach, Personal trainer per imprenditori, avvocati, venditori, PR, registi, conferenzieri e periodicamente tiene atelier tecniche teatrali di comunicazione verbale e non verbale.
Attualmente è impegnata come docente collaboratore all’Università LIUC, dove tiene il corso per studenti «Gestire la comunicazione».
Nel campo documentaristico quest'anno prepara la realizzazione del film documentario La Nostra Milano, milanesi e i nuovi milanesi in collaborazione con la scuola civica di cinema, tv e nuovi media di Milano.