Un paese così vicino, così
lontano, da scoprire, e un incontro straordinario.
Ho trascorso le vacanze di agosto in
Albania, la mia terra di provenienza, e ho realizzato un sogno.
Il mio sogno da ragazzo, da insegnante,
da immigrato, ora da cittadino italiano e da milanese, ed anche da
rappresentante dell’Associazione culturale di amicizia italo-albanese “Albania
e Futuro”, era di incontrare Ismail Kadaré, il più grande scrittore albanese, e
magari di averlo come ospite in un evento a Milano.
Una volta durante un incontro con il
nostro Dario Fo (un premio Nobel della letteratura), avevamo parlato di questo mio
desiderio e lui con molta semplicità mi aveva detto “Magari ci riuscirai e io
sarei felice di stare accanto a lui “. E poi in un altro incontro dell’anno
scorso con l’allora Assessore della Cultura del Comune di Milano, l’arch. Stefano
Boeri mi diceva “Se riuscite a portare Kadaré a Milano, non farete un regalo solo
alla vostra comunità, ma senza dubbio un grande regalo anche ai milanesi”.
Tornato dalle vacanze, come tutti, ho
voglia di raccontare le nostre ferie (magari prossimamente vi parlerò delle splendide
spiagge bianche, dei magnifici monasteri, dei musei e della gastronomia
locale).
Ma questa volta io voglio raccontare a
tutti - colleghi, amici e simpatizzanti - l’incontro con il grande scrittore
albanese Ismail Kadaré, presso la sua villa estiva in Albania (Mali Robit), con
sua moglie Helena Kadaré e i suoi familiari. Era 8 l’agosto e insieme con la
mia moglie avevamo appuntamento con il proprietario della casa editrice “Onufri”,
il sig. Bujar Hudhri, che ha l’esclusiva per le sue pubblicazioni in Albania.
Voglio ringraziarlo pubblicamente perché tutto questo è successo grazie a lui.
Un incontro familiare. Kadaré era curioso di sapere come andavano le cose con
la nostra comunità, il rapporto di convivenza con gli italiani e con L’Italia.
La nostra conversazione è diventata più familiare anche per la presenza della figlia,
del genero e dei nipotini. Abbiamo gustato insieme una buonissima anguria
fresca e dopo sono stato molto lieto di bere un caffè turco fatto apposta dalla
signora Helena. Abbiamo fatto delle foto e avuto in regalo dei libri da parte
di Kadaré (uno per me in albanese) e “I tamburi della pioggia” in italiano per
mia moglie. Una bella sorpresa è stata anche il libro di Helena Kadaré (“Tempo
Insufficiente”) con una dedica per noi due e l’auspicio di salutarci
prossimamente a Milano. Un pomeriggio straordinario immortalato dalla foto
insieme che vi allego.
Tanti amici albanesi quando ho
raccontato questo incontro non ci credevano e anche un nuovo Ministro della
Repubblica d’Albania si è complimentato e mi ha scritto “Incontrare Kadaré è un
evento“.
Invece ho notato che tanti colleghi, ai
quali io raccontavo con tanto orgoglio e tanto entusiasmo, non conoscono questo
scrittore. Ci tengo quindi, magari tramite questo articolo, di portare a
conoscenza e di farvi scoprire questo grande vincitore di tanti premi nel mondo,
da sempre candidato al premio Nobel per la letteratura.
Due anni fa circa il mio amico e
giornalista del Corriere della Sera, Raffaele Oriani, mi chiedeva cosa leggere
per capire meglio l’argomento del Kanun, il più importante codice
consuetudinario albanese, creatosi nel corso dei secoli, che ha ancora
valore in alcune zone montane dell’Albania
del nord.
Non ho esitato un attimo e gli ho
consigliato ”Aprile Spezzato“, che lui non solo ha apprezzato tantissimo, ma
subito dopo nell’inserto “Io Donna” del Corriere della Sera scriveva, a
proposito dell’uscita del libro “La figlia di Agamennone”, Longanesi, 2007: “Quando si dice un intellettuale europeo. E’
albanese, scrive in francese, per raccontare Tirana ricorre ai miti greci
dell’inglese Robert Graves. Basterebbe questo libretto per capire perché Ismail
Kadaré è da anni candidato al premio Nobel. La storia è cupa, lui la illumina
con stile asciutto e partecipe. Ma chi è Kadarè ? poeta, saggista e romanziere,
è il più grande scrittore albanese contemporaneo e uno dei più noti scrittori
europei a livello mondiale. E’ nato nel 1936 ad Argirocastro, nel sud
dell’Albania. Perfeziona all’Istituto Maksim Gor’kij di Mosca, vivaio di
scrittori e critici, gli studi iniziati alla Facoltà di Lettere di Tirana. Nel
1963 dà alle stampe il primo romanzo “Il generale dell’armata morta”, grottesco
viaggio nella follia della guerra, grazie al quale si afferma sulla scena
letteraria, anche oltre i confini albanesi, in particolar modo in Francia che
diventa la sua casa. La sua fama si consolida negli anni settanta e ottanta con
una serie di romanzi (tra cui “I tamburi della Pioggia”, “La città di pietra”, “Il
palazzo dei Sogni”), straordinarie narrazioni epiche, allegorie della storia
tragica dell’identità albanese, sempre dilaniata tra l’Occidente e l’Oriente. Il
regime di Tirana esercita sulle sue opere una censura sempre più severa.
Consapevole che “la dittatura è incompatibile con la letteratura“ nel 1990
Kadaré chiede asilo politico in Francia, e segue l’evoluzione e le vicissitudini
del suo Paese forte di una completa libertà di espressione. Durante la guerra
in Kosovo pubblica “Tre canti funebri per il Kosovo”, libro in cui risale alle
origini del perenne conflitto tra i popoli balcanici. Ha vinto tantissimi premi
nazionali e internazionali. Nel 1993 vince il Premio Mediterraneo per stranieri
con la “Pyramide”. Dal 1996 è membro associato a vita dell’Académie des
sciences morales e politiques, dove ha preso il posto che era stato di Karl
Popper. Nel 2005 è stato il primo vincitore del “ Man Booker International
Prize “in qualità di scrittore universale nella tradizione dei narratori che
arrivano da Omero”, mentre nel 2009 vince il premio “Principe delle Asturie per
la letteratura“, premiato dal Principe Felipe in Spagna . Nello stesso anno gli
è stata conferita la Laurea Honoris Causa in Scienze della Comunicazione
Sociale e Istituzionale dall’Università di Palermo, voluto fortemente dagli arbereshe (albanesi che vivono da secoli in Sicilia e
in altre regioni d’Italia), di Piana degli Albanesi. E’ stato più volte
candidato alla selezione per il Premio Nobel ed è membro d’onore all’Accademia
Francese. Trascorre la vita fra Tirana e Parigi e in questa primavera è stato
voluto fortemente da tutti gli schieramenti politici per diventare Presidente
della Repubblica d’Albania. Ma lui con molta semplicità ha ringraziato tutti e
ha risposto “Non sono capace di fare il politico “. Durante il mese di
settembre è stato ricevuto dalle più alte cariche dello stato in Kosovo e ha
ricevuto il primo premio “Ali Podrimja“, un grande scrittore e amico di Kadaré,
che è scomparso un anno fa.
Concludo con l’incontro affettuoso che
ho avuto durante la presentazione di “Il Bacio del Pane”, l’11 settembre scorso
nello spazio Eventi di Mondadori Duomo a Milano, con Carmine Abate, vincitore
del premio Campiello, nato a Carfizzi, un paese arberesh della Calabria. Ho avuto il piacere di scambiare qualche
parola con lui e gli ho parlato del mio incontro con Ismail, e del nostro
desiderio di averlo a Milano e lui mi ha risposto “Magari sarebbe una cosa
stupenda: noi davanti a lui siamo dei provinciali …“. Così scriveva di recente anche
il giornalista Richard Eder, in un articolo di New York Times “siamo provinciali
di fronte a Ismail Kadaré“.
Cari amici, simpatizzanti, colleghi e
colleghe non mi rimane altro che augurarvi buona lettura e ricordarvi che le
opere di Ismail Kadaré sono pubblicate in Italia da Longanesi.
Preparato da
Astrit Cela
Milano 27. 09. 2013
0 comments:
Publicar un comentario